Ettore Sottsass e il suo genio creativo

Il designer poliedrico

Ettore Sottsass è nato a Innsbruck il 14 settembre 1917, si è laureato in architettura al politecnico di Torino nel 1939 e apre il suo studio a Milano nel 1947, durante la sua vita si è dedicato a diverse discipline come la pittura, la ceramica, l’architettura e il design.

Un personaggio carismatico e unico, precursore di alcuni movimenti di design che hanno fatto la storia: ora radicale e controcorrente, ora malinconico e ironico, intellettuale, ma lo stesso tempo un po’ hippy e ludico, coerente e perspicace, è stato pronto a cambiare rotta, è a rivoluzionare l’architettura e design funzionalista, guidandola nei vari passaggi storici ed esistenziali dagli anni della Grande Guerra agli anni Zero.

Cover image – copertina del libro di Philippe Thomé, Ettore Sottsass, Phaidon-Electa, 2014

Casa molto normale – Ettore Sottsass

Il lavoro di Sottsass si sviluppa attorno a due fasi ben distinte tra loro. La prima è quella del lavoro in studio con il padre (che muore nel 1953) a Torino, tra progetti di edilizia popolare, chiese e scuole, secondo un approccio organico, vicino a Le Corbusier e al Modernismo mediterraneo.

Egli matura una visione del design come strumento di critica sociale, che lo porterà ad affermare che 

Il design è un modo di discutere la vita. È un modo di discutere la società, la politica, l’erotismo, il cibo e persino il design. Infine, è un modo di costruire una possibile utopia figurativa, o di costruire una metafora della vita.

Ettore Sottsass

Tra il 1957 e il 1969 concentra la sua poliedrica produzione su alcuni pezzi in ceramica, la ricerca di quest’anni è estremamente fertile e tramite queste nuove forme sviluppo un nuovo linguaggio del design teso a superare la filosofia razionalista del Bauhaus.

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“Ettore Sottsass: Dialogo”, veduta della mostra, Negozio Olivetti, Venezia, 2017

In questi anni, inoltre, inizia,  anche la sua lunga collaborazione con Olivetti, in qualità di consulente per il design: Il rapporto dura oltre trent’anni e frutta a Ettore Sottsass numerosi premi, tra cui tre Compassi d’oro. Per l’azienda d’Ivrea disegna tra l’altro il primo calcolatore elettronico italiano, “Elea 9003” (1959) e molte macchine da scrivere, tra le quali la “Praxis” (1964), “Tekne” (1964) e la celebre “Valentine” (1969, insieme a Perry King). A cui si aggiungono le calcolatrici “Logos 27” (1963), “Summa-19” (1970), “Divisumma 26” e il sistema per ufficio “Synthesis” (1973).

Molto amato all’estero, è stato selezionato da Emilio Ambasz per rappresentare il nuovo design italiano all’epocale mostra del MoMA intitolata “Italy. The new domestic landscape” (1972), dove presenta un prototipo intitolato “Micro Environment”, con cui cerca di annullare la distinzione – tipicamente funzionalista – della casa in stanze distinte in base all’uso che se ne fa. Sottssass promuove una nuova idea di singoli moduli che si muovono intorno allo spazio a seconda delle funzioni da assolvere, ciò permette di avere uno spazio in continuo cambiamento che ampia in maniera infinita le possibilità di composizione e distribuzione dell’ambiente interno.

Nel 1981 fonda il gruppo Memphis assieme a Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi, Michele de Lucchi e altri nomi della scena internazionale. Memphis raggruppa una schiera di giovani designer ed architetti, provenienti da tutto il mondo e guidati da Ettore Sottsass, animati dalla necessità di progettare altri spazi ed altri ambienti rispetto a quelli molto minimali e funzionali diffusi in quell’epoca. Fin dalla prima apparizione, le forme, i colori ed i decori di Memphis hanno cambiato la faccia del mobile contemporaneo, prediligendo l’emozione anziché la funzionalità e creando dei mobili assurdi e monumentali che hanno fatto la storia.

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Nella seconda fase più matura, successiva all’esperienza di Memphis, che corrisponde all’apertura dello studio milanese Sottsass Associati: anni di benessere economico per l’Italia che permettono di realizzare case e ville, di sviluppare un’architettura più ricca, con colori e materiali esotici. Tra i progetti edilizi, meno noti rispetto alla produzione di design, si segnalano la casa Wolf a Ridgway, in Colorado (1986-1989); il condominio di viale Roma a Marina di Massa (1985); la villa Mourmans a Lanaken, in Belgio (1995-2001, con Johanna Grawunder); un intero villaggio a Singapore (2000). Tutte opere incentrate sull’uomo, in cui si registra il tentativo di stabilire un contatto tra la natura e artificio, da un lato, e tra nuova costruzione e genius loci, dall’altro.

È scomparso a Milano il 31 dicembre 2007, all’età di novant’anni, dopo aver ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti, Andrea Branzi  in un bellissimo articolo – scritto dopo la sua morte – sostiene che 

L’apparente felicità dei suoi segni e la vitalità del suo progetto fossero la risposta sorridente alla percezione della solitudine umana, un breve sollievo al dramma cosmico dell’esistenza.

Andrea Branzi
Karl Lagerfeld’s Monte Carlo apartment in the early 1980s.
Outfitted entirely in Memphis, it featured Sottsass’s Carlton room divider and two light fixtures. Courtesy of Jacques Schumacher

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